Fernando Maza

(Buenos Aires, 1936 – Nogent Sur Marne, 2017)

Biography

Fernando Maza (Buenos Aires, 1936 – Nogent-sur‑Marne, Francia, 16 gennaio 2017) è stato un artista argentino di rilievo, attivo a livello internazionale. Figlio d’architetti, tra il 1949 e il 1953 frequentò il prestigioso atelier di Raúl Podestá. Nel 1957 iniziò a esporre nella scena artistica locale, imparando presto a fondere pittura e grafica. Nel 1959 fu tra i fondatori del Movimento Informalista argentino, iniziando una fase sperimentale con segni gestuali e astratti.

 

Nei primi anni Sessanta Maza ottenne una borsa della Pan American Union per perfezionarsi in arti grafiche presso il Pratt Graphic Art Center di New York. Questa esperienza consolidò il suo linguaggio, segnato da un crescente dialogo tra architettura e tipografia: lettere, numeri e simboli dispersi in spazi enigmatici divennero la sua cifra distintiva. Le influenze spaziavano dal pop newyorchese al neo-dadaismo.

 

Nel 1965 ricevette il Premio alla Biennale di San Paolo, seguito nel 1968 dal riconoscimento al Festival di Cali. Negli anni Settanta, grazie anche a una borsa Guggenheim, trascorse le estati a Cala Deià (Mallorca) e visse a Londra (1973–1976), quindi si trasferì in Francia, dove si stabilì fino alla fine della sua vita.

 

A partire dal 1975 emerse una sua iconografia riconoscibile: paesaggi metafisici costruiti con arcate, murature, ombre sospese e segni enigmatici. Abbandonò i titoli delle opere per proteggere la loro polisemia. Negli anni Ottanta alternò scenari architettonici simbolici a paesaggi mediterranei – oli e acquerelli realizzati durante il soggiorno a Mallorca – in cui figuravano elementi surreali sospesi tra realtà e sogno.

 

Durante gli anni Novanta e i primi Duemila, la sua pittura si fece più rarefatta ed essenziale: gli elementi architettonici solitari persero la funzione abitativa, diventando presenze geometriche autonome (cubetti, prismi, monoliti), in spazi aperti e silenziosi, con atmosfere sospese e una forte risonanza metafisica, accostata a De Chirico, pur con l’allure raccolta di Morandi.

 

Politica artistica: un viaggio dal segno gestuale all’architettura “abitabile” della mente, passando per forme enigmatiche. Le sue mostre, fino al 2007, hanno consolidato la reputazione di un pittore che ha saputo unire architettura, scrittura e metafisica in spazi sospesi tra realtà e simbolo.

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